Quando 30 anni fa iniziavamo questa Professione, lo ammetto, mi risultava difficile dare del tu a colleghi più anziani di me……mi sembrava un atto di confidenza un po’ eccessivo e quindi in prima battuta iniziavo i contatti con il lei e passavo al tu solo se il collega più anziano me lo chiedeva espressamente.
Ora di anni ne abbiamo quasi 60 anni e ci troviamo quasi sempre ad essere dalla parte di chi tra i due si trova a concedere al collega più giovane la facoltà di darsi del tu.
Ma questa è la forma, cioè la normalità.
E riflettendo sulle nostre relazioni professionali, ho scoperto che, aldilà della formalità come potrebbe essere quella di darsi del tu, c’è un’ulteriore passaggio che forse più di ogni altro denota particolare considerazione: il chiamarsi non con il cognome ma con il nome di battesimo.
E questa forma di approccio, se è sincera, denota un particolare segno di stima e di affinità, di fiducia.
Per questo motivo non mi capita frequentemente di fare questo passaggio.
Se ti rivolgi ad un collega chiamamandolo con il nome di battesimo gli stai riconoscendo un’apertura di credito che lo distingue dagli altri.
Ed è questo il motivo per cui, se un collega si rivolge a me chiamandomi per nome mi sento ancora più responsabilizzato perchè so che presterà affidamento rispetto a quello che gli dirò, anche se non ancora formalizzato per iscritto.
E nella nostra professione, in cui, come nella vita, ci sono passaggi in cui ci si deve fidare della parola dell’altro assumendo un rischio anche di fronte al cliente, è bello ed importante sapere sia che ci si fida di te sia che ci si può fidare di qualcun altro.