Ospitiamo oggi un approfondimento dell’avv. Andrea Brenna, penalista e collaboratore dello Studio Perlino di Milano, il contributo del collega riguarda un recente caso di cronaca
Tutti i mass media in questi giorni parlano della condanna di Bozzoli per il delitto di Marcheno di circa 10 anni fa. Poco tempo prima della sentenza della cassazione che ha confermato l’ergastolo, Bozzoli ha lasciato il suo luogo di residenza per far poi perdere le proprie tracce. Nell’allontanamento e nei primi giorni di latitanza era accompagnato dalla compagna e dal figlio minore che però nei giorni scorsi sono rientrati nel luogo di residenza.
La domanda è: la compagna rischia l’accusa di favoreggiamento?” Va precisato che l’articolo 384 c.p. punisce la condotta la persona che aiuta colui che ha commesso un delitto ad eludere le investigazioni ed a sottrarsi alle ricerche. Vero è però che l’art. 384 cp prevede la non punibilità della condotta se commessa per favorire un “prossimo congiunto”. Ma può ritenersi che la convivente rientri nella categoria dei “prossimi congiunti”? Interpretando la norma che individua l’ambito della definizione (art. 307 c.p.) la risposta sembrerebbe essere negativa, perché stabilisce che, ai fini della legge penale, per prossimi congiunti si intendono il coniuge, i discendenti, gli ascendenti ed il partner dell’unione civile. Non rileverebbero quindi i semplici rapporti di convivenza.
Va però precisato che la cass. con pronuncia a sezioni unite n. 10381/2021 ha esteso l’ambito della definizione anche alle convivenze more uxorio, e quindi la compagna del Bozzoli, stando a questa sentenza, non rischia l’accusa di favoreggiamento.