Nella nostra vita professionale ci capita di frequente di essere interpellati da consumatori che hanno acquistato ed ingerito cibi deteriorati o contenenti oggetti estranei.
La domanda che in questi casi ci viene posta é se si ha diritto ad un risarcimento del danno.
Ovvio che, in assenza di un pregiudizio alla salute od economico, cerchiamo sempre di far desistere il nostro interlocutore e ciò perchè ben difficilmente le richieste potrebbero portare ad un risarcimento significativo.
Ma non è questo il caso deciso dalla Cassazione 31730/2024.
I fatti.
Un consumatore acquista presso un supermercato di una nota catena una zuppa pronta.
Dopo aver ingerito qualche cucchiaio, nota all’interno della confezione la presenza di insetti e, essendo affetto da nausea e disturbi conseguenti, si reca al pronto soccorso.
In corso di causa, il consulente medico legale nominato dal Tribunale individua un disturbo lesivo dell’integrità psichica del consumatore e quantifica il danno biologico in percentuale pari al 9%.
Il Tribunale liquida un risarcimento poco significativo (€ 3000), disattendendo le valutazioni del medico legale, decisione confermata dalla Corte d’Appello.
Su ricorso del difensore viene interpellata la Cassazione che, nell’accogliere il ricorso, ha rilevato un vizio contenuto nella motivazione delle sentenze.
I giudici territoriali, infatti, non hanno adeguatamente motivato le ragioni di dissenso rispetto al parere del medico legale.
Decisione sbagliata, ritiene la cassazione, che annulla la sentenza.
Per rispondere alla domanda: si, il danno da shock è risarcibile ma solo se ha una concreta incidenza sull’integrità psicofisica.